Una Vita Tranquilla

di Claudio Cupellini

Come può un ex camorrista riuscire ad avere una vita tranquilla?
Basta recarsi ad Amburgo, procurarsi un documento falso, non avere amici, non dimostrare amore per niente e nessuno, stare in silenzio ventiquattro ore su ventiquattro, divenire un fantasma…in questo modo per almeno quindici anni quell’ex camorrista può assicurarsi una Vita Tranquilla. Questa è la storia di Rosario Russo, all’anagrafe Antonio De Martino che vive in un paesino della Germania e insieme a sua moglie Renate gestisce un albergo/ristorante. Tutto scorre serenamente fino a quando alla sua porta si presenta due giovani napoletani e, da quel momento tutto cambia…

Già vincitore per la sceneggiatura, firmata Filippo Gravina, del Premio Solinas 2003, Una Vita Tranquilla è il secondo lungometraggio di successo del giovane regista Claudio Cupellini che dimostra la sua innata bravura passando dalla commedia romantica classica Lezioni di Cioccolato a questo dramma esistenziale spietato. Una vita tranquilla è un film che lascia poco spazio ai buoni sentimenti, del resto racconta un lato oscuro e, non così assurdo, di quanti provano a cambiare la propria vita dopo un’esistenza di omicidi, paure e atti criminosi.

Fotogramma dopo fotogramma, Toni Servillo ci offre un’interpretazione straordinaria del personaggio di Rosario Russo: interpretazione che passa in primo luogo sul suo volto con una mimica espressiva, a mio parere, fuori dal comune e che il Festival Internazionale del Film di Roma ha giustamente riconosciuto come migliore interpretazione.

Una Vita Tranquilla non è solo la storia dell’impossibilità di sfuggire al passato, sopratutto a quella specifica tipologia di passato, ma è anche la storia dell’impossibilità di un uomo di affrontare la propria vita, le proprie responsabilità e di mettervi un punto definitivo. E ancora una volta a discapito di chi lo ama e di chi gli sta intorno.

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