Cos’è esattamente il silenzio elettorale?

Elezioni europee: domenica 25 maggio 2014 saremo tutti chiamati alle urne per votare i membri italiani del Parlamento Europeo. La campagna elettorale è già in corso da settimane e i rappresentanti dei vari schieramenti politici sono sempre più attivi per convincere gli ultimi indecisi.

Ancora poche ore e scatterà il silenzio elettorale, temutissimo da partiti e candidati. Ma cos’è esattamente il silenzio elettorale? Si tratta sostanzialmente di una pausa dalla campagna elettorale, imposta dalla legge per garantire ai cittadini un momento di riflessione sul voto da esprimere.

Affidiamoci all’art.9 della legge 212 del 4 aprile 1956 per una spiegazione più esaustiva.

Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda.”

L’articolo è molto chiaro: nel giorno precedente all’elezione e in quello del voto è vietato svolgere qualsiasi tipo di attività propagandistica. Quindi niente comizi, lunghi dibattiti televisivi, distribuzione di volantini, affissione di manifesti, ecc.

Negli ultimi anni, però, la società si è informatizzata e le persone non si ritrovano soltanto in piazza o al bar sotto casa. Infatti, i social network sono diventati luoghi con un ampio bacino d’utenza; gli iscritti possono scambiarsi opinioni e informazioni, ma anche indirizzare e influenzare il pensiero di altri utenti.

Quindi, quale miglior luogo per un politico per svolgere la propria campagna elettorale? Ultimamente, però, una domanda sorge spontanea: i social network devono sottostare al silenzio elettorale? Purtroppo la normativa non è riuscita a stare al passo con i tempi, infatti l’articolo 9 non estende il divieto di propaganda anche ai social network. Dunque non c’è da meravigliarsi se il politico di turno, poche ore prima del voto, pubblica foto, scrive commenti e lunghi post al fine di accaparrarsi gli ultimi voti.

Nonostante la legge non lo vieti esplicitamente, chiediamoci se sia giusto o meno fare “propaganda” sui social network.

Abbiamo chiesto un parere al noto avvocato Massimo Melica, che ci ha riferito: “I social network non sono menzionati dalla norma, tuttavia nelle 24 ore precedenti è meglio astenersi dal divulgare messaggi elettorali sia per un fatto etico sia per un fatto di “cattivo” ritorno”.

L’articolo sopracitato impone il divieto di propaganda “in luoghi pubblici o aperti al pubblico”. Cos’è un social network se non un luogo aperto al pubblico? Pertanto sarebbe logico impedire ai candidati politici lo svolgimento di qualsiasi attività virtuale e social. D’altra parte, però, i social network non sono usati soltanto dai politici come strumento di propaganda: le persone comuni esprimono le proprie opinioni politiche nelle pagine di Facebook e Twitter, commentano e discutono dei vari partiti. Nella stragrande maggioranza dei casi, tutto ciò avviene senza l’intenzione di influenzare il voto degli altri utenti.

Pertanto, durante il silenzio elettorale, sarebbe giusto impedire anche agli utenti normali di postare commenti o stati sulle elezioni politiche … o no?

Ed eccoci che, mentre commentiamo uno stato del politico di turno, ci domandiamo: silenzio elettorale o silenzio elettorale no?

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