Letters to Juliet

La ricerca del Vero Amore è il filo conduttore di questa godibile commedia romantica di Gary Winck. A fine film mi sono scontrata con il punto di vista che avrei dovuto scegliere per scrivere su questo film: una pura e semplice critica oppure una riflessione soffermata sul messaggio che, senza la presunzione da premio Oscar, il film tenta in tutti i modi di comunicarci.

Grazie al consiglio di una compagnia poco amante della commedia romantica come genere ma disposta a qualsiasi cosa pur di riveder un sorriso sul volto di chi scrive – e quindi disposta a “sorbirsi” quasi due ore di frasi e rimandi shakespeariani – decido di non scrivere una recensione ma semplicemente di parlarne.

Letters to Juliet racconta la storia di un’aspirante giornalista-scrittrice Sophie Hall che, come dipendente de The NewYorkers, ha il compito di verificare i fatti. Volata a Verona in compagnia del suo futuro sposo, uno chef italo spagnolo – Victor – si ritrova ben presto da sola e a spasso per la città del Vero Amore. Recatasi nel giardino di Giulietta, scopre l’esistenza delle cosiddette ‘segretarie di Giulietta’ che rispondono alle numerose lettere d’aiuto/consiglio lasciate ogni giorno da centinaia di innamorati delusi, traditi, lasciati. Decisa ad aiutarle per passare il suo tempo, Sophie si imbatte in una lettera di una ragazzina inglese di quindici anni, rimasta per ben cinquant’anni tra le fessure delle pietre che costituiscono il muro, e decide così di risponderle nonostante il lungo periodo trascorso. In meno di una settimana a Verona si presenterà Claire, affascinante ultra sessantenne, mittente della lettera, e il suo bel nipote Charlie, cinico e disilluso ragazzo inglese. Inizierà per i tre un memorabile viaggio tra le campagne toscane alla ricerca del Vero Amore che non risparmierà niente e nessuno.

L’idea della sceneggiatura è piuttosto originale ma il film, nella sua costruzione, perde un po’ della sua singolarità per, a mio avviso, cadere in un non poco stancante inno al made in Italy: i protagonisti guidano solo automobili targate Fiat e Lancia; lo chef spagnolo vuole assolutamente imitare le prelibatezze italiane e se ne va in giro per i campi veneti a inneggiare al buon vino italiano, alla dolce uva, al sapore insuperabile dei formaggi e dei salumi locali e, per finire, un sottilissimo auto elogio al nostrano direttore della fotografia, Marco Pontecorvo – il futuro ristorante di Victor si chiamerà proprio da Pontecorvo.

La trama non è complicata e si snoda facilmente con un finale alquanto prevedibile. Del resto si tratta di una commedia romantica che si ispira alla storia d’amore più celebre del mondo, se non proprio alla Storia d’Amore per eccellenza. Per questo motivo le aspettative non possono essere troppo alte, proprio perché si tratta pur sempre di una storia legata al conosciutissimo capolavoro shakespeariano.

Se scorrevole, semplice e a tratti elementare, il film di Winck colpisce, a mio avviso, per la sua forza riflessiva. La ricerca del Vero Amore è un tema che accompagna quasi tutte le arti fin dalla notte dei tempi e questo film, secondo me, ha un grande privilegio: non voler rappresentare e raccontare l’unica forma del Vero Amore ma testimoniare che ciascuna storia d’amore vissuta con coraggio rappresenta il Vero Amore. E il protagonista principale è rappresentato proprio dal Coraggio che, non a caso, è rappresentato da due amanti quindicenni e da ultrasessantenni meravigliosamente saggi e innamorati, differenti dai due giovani affermati professionalmente ma lontani anni luce dalla pace del proprio cuore. Coraggio che realmente manca a tanti giovani. Si tratta del coraggio di vivere l’Amore; il coraggio di condividere una gioia, ma anche un dolore; il coraggio di vivere dei sentimenti di qualsiasi natura essi siano; il coraggio di sorridere e attribuire la “responsabilità” di quel sorriso a un’altra persona; il coraggio di dire “noi”; il coraggio di dire “futuro”; il coraggio di dire “insieme ce la possiamo fare”, ma il coraggio anche di dire “basta” quando qualcuno o qualcosa non ci rende più felici, invece di lasciarci sopraffare dal lento scorrere del fiume in piena. Un personaggio della nostra vita, il coraggio, al quale troppo spesso releghiamo un ruolo di second’ordine e che, invece, dovrebbe esserne l’attore principale.

Ed ecco la magia del cinema. la magia di una gradevole commedia romantica che in un afoso sabato sera di un fine agosto turbato dalla notizia della perdita di una cara amica, innamorata della Vita e dell’Amore, diviene lo spunto della ricerca e della condivisione del proprio Vero Amore, motore, e non certo per retorica, del dono più grande che un uomo possiede, la Vita.

Pin It