The Social Network

di David Fincher, USA 2010

Un ragazzo e una ragazza seduti a un tavolo di un pub, molto intimi, iniziano una discussione sulla necessità o meno di appartenere a una confraternita per dimostrare alla società di valere qualcosa . Il ragazzo, Mark, informatico e genio dei computer avvalora la tesi della necessità di appartenere a un determinato gruppo di studenti per uscire dal suo status sociale di “nerd” che il mondo universitario gli ha affibbiato. Erica, la sua ragazza, dall’altro canto tenta di fargli capire che non ha senso, sopratutto nel suo caso, una simile richiesta: Mark è intelligente, in gamba di suo, non deve appartenere a un gruppo per dimostrare chi è veramente. La differenza di opinione fa nascere un malinteso che si trasforma inizialmente in una discussione serrata, per giungere a una separazione definitiva dei due. Mark torna a casa arrabbiato; inizia a bere birra; accende il suo pc e inizia il grande e pericoloso gioco virtuale.
The Social Network inizia così: dieci minuti di scambio di parole che racchiudono l’essenza della nascita del più popolare social network, Facebook, inizialmente The Facebook.
Fincher costruisce molto bene il suo racconto e l’espediente narrativo utilizzato, non veritiero, è interessante e originale.
In una sola notte Mark mette a soqquadro la rete dell’università di Harward, con la creazione di un prototipo di Facebook, e nel giro di poche ore il suo nome è sulla bocca di tutti per l’impresa compiuta. Nei giorni successivi due promettenti atleti olimpionici lo contattano per chiedergli di realizzare la sua idea. Ma Mark non realizzerà mai la loro idea ma, addirittura, prenderà lo spunto per creare e realizzare l’odierno Facebook.
Da quel momento parte la battaglia legale per vedere riconosciuta la paternità di quella, che solo dopo pochi mesi era già evidentemente una micidiale macchina da soldi.
La messa in scena della storia della nascita di Facebook è un intreccio tra dibattimenti, patteggiamenti e fatti reali mostrati in flashback, tutto centrato sull’inespressività di Jesse Eisenberg. Il giovane attore newyorkese, infatti, riesce perfettamente nel suo ruolo per nulla comunicativo del più giovane miliardario mondiale: Mark Zuckerberg.
La lotta legale che c’è dietro il social network più popolare non è solo una questione economica: è una lotta tra classi sociali – Mark, di evidente strato sociale medio basso, i due atleti gemelli, provenienti da un rango decisamente elevato della società americana, e il suo ex migliore amico Dustin Moskovitz (Joseph Mazzello) figlio di un magnate finanziario americano.
The Social Network è anche la lotta di affermazione tra ciò che si è e ciò che si appare o, peggio, si vuole apparire  – “Mark, tu non sei stronzo!Ma fai di tutto per sembrarlo!” affermerà uno degli avvocati difensori del giovane miliardario.
Ciò che emerge prepotentemente da The Social Network è che nonostante  Mark Zuckerberg sia il creatore della più viva comunità virtuale mondiale, colui che ha oggi ben 5milioni di amici sparsi in tutto il mondo, colui che ha conferito una connotazione sociale più ampia del termine “amico”, è effettivamente e drammaticamente più solo di quando era considerato solamente un “nerd sfigato”.
E’ questa, forse, è proprio la contraddizione più forte di Facebook, che per molti ha eliminato completamente le barriere esistenti tra vita virtuale e vita reale.
Facebook è oggi (purtroppo?) lo specchio di una società nuova, di un nuovo modo di fare imprenditoria, un nuovo modo di lavorare e anche un nuovo mezzo di socializzazione.
The Social Network non ha la pretesa di giudicare Facebook anzi Fincher rivolge uno sguardo empatico nei confronti del suo protagonista senza, però, risparmiargli i suoi errori. E’ un film che  indaga la nascita di questo fenomeno senza offrire, però, un punto di vista personale – niente condanne ma neanche troppe rassicurazioni – per lasciare molto spazio riflessivo allo spettatore.
E alla fine ci si chiede: ne vale davvero la pena concludere la propria giornata come la conclude  Mark Zuckerberg?

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