Il vero Robinson Crusoe dei nostri giorni? Forse sì

Il 3 febbraio 2014 Josè Salvador Alvarenga, un pescatore di 37 anni, è stato salvato dopo essere naufragato il 30 gennaio 2014 su un atollo delle isole Marshall dopo 10.800 km di deriva nell’oceano. Molti dubbi sono stati però sollevati sulla verità della sua disavventura durata 13 mesi, soprattutto per l’aspetto pasciuto che ha mostrato. Alvarenga sostiene di essere partito il 21 dicembre 2012 dal Messico insieme ad un compagno di nome Ezekiel e che una tempesta li ha sorpresi causando il loro naufragio. Ezekiel è deceduto per la fame dopo 4 mesi, mentre Alvarenga afferma di essere riuscito a sopravvivere mangiando pesci, uccelli e tartarughe catturati con le mani e dissetandosi con la propria urina, sangue di tartaruga e acqua piovana. La polizia sta ancora investigando per accertare la verità su questo strano caso di sopravvivenza in mare, avvalendosi anche delle opinioni di numerosi scienziati. Secondo questi ultimi, la vicenda potrebbe essere plausibile per diversi motivi:

  • · Gli uccelli hanno l’abitudine di posarsi sulle imbarcazioni in mare e quindi è plausibile che questo pescatore li abbia catturati e se ne sia cibato;

  • · I pesci sono molto difficili da catturare a mani nude, ma non si può dire lo stesso delle piccole tartarughe, che peraltro garantiscono un ottimo apporto di proteine e il loro sangue è composto per il 70% da acqua che lo potrebbe aver salvato dalla disidratazione insieme all’acqua piovana fornita dai frequenti temporali di quelle zone;

  • · Sarebbe potuto sopravvivere anche con solo un uccello o una tartaruga a settimana, ma avrebbe perso molto peso;

  • · È anche possibile restare in vita con poca acqua se si ha un telo con cui procurarsi una zona d’ombra, e a quanto pare Alvarenga è riuscito anche in questo;

I pericoli maggiori a cui il pescatore sarebbe potuto andare in contro sono sicuramente il caldo, le radiazioni solari e il contatto costante con acqua salata che causano ustioni della cornea e la macerazione della pelle, oltre alla morte per sete. I danni evidenti che Alvarenga ha riportato sono di tipo neurologico, dovuti sia al trauma dell’esperienza vissuta sia alla carenza di vitamine del tipo B, oltre che fisico, avendo infatti perso gran parte della superficie dell’intestino atta all’assorbimento dei cibi a causa della denutrizione.

Ma il caso di sopravvivenza in mare di questo pescatore messicano non è il primo ad essere diventato famoso nel corso della storia: è impossibile non ricordare il caso di Louis Zamperini, il soldato italo-americano sulla cui vicenda Angelina Jolie ha diretto un film che sarà disponibile a partire da Natale 2014.


Egli è precipitato nel corso di una missione durante la Seconda Guerra Mondiale con un B-24 al largo delle coste pacifiche del Giappone insieme ad altri due membri dell’equipaggio, salvandosi da pericoli marini (tra cui squali affamati) e raffiche di mitragliatrici nipponiche. Dopo 47 giorni, Zamperini e il pilota Russell Philips, gli unici due sopravvissuti, raggiunsero le isole Marshall dove furono catturati e rinchiusi in un campo di prigionia giapponese fino alla fine della guerra.

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