Video maker di successo sul web e flop al cinema

Se sei un videomaker di successo su youtube e facebook, un giorno o l’altro il trend può portarti l’occasione giusta per sbarcare sul grande schermo. Ma qual è il rischio?

Partiamo subito analizzando un caso pratico e di attualità: i The Jackal.

Da poco è uscita la loro prima produzione cinematografica, AFMV (Addio fottuti musi verdi), sull’onda dell’enorme e meritato successo ottenuto con le loro intelligenti e divertentissime parodie sul web.

Non c’è dubbio che questo gruppo di trentenni di Napoli sia geniale. La loro agenzia di comunicazione e di produzione video è letteralmente esplosa negli ultimi due anni. Mini serie web come “Gay ingenui” e “Gli effetti di Gomorra sulla gente” hanno numeri da paura in termini di visualizzazioni ed engagement. Si tratta di opere ironiche che trattano argomenti di attualità con leggerezza ed ironia, intrattenendo un pubblico vasto ed eterogeneo.

The Jackal: storyboard e storytelling

La chiave del successo sta in una caricatura sociologica delle abitudini e delle debolezze della gente che, attraverso uno storytelling incalzante, proiettano l’utente immediatamente dentro la storia. Lo stile è da subito riconoscibile, chi segue i loro video sa quale taglio comunicativo aspettarsi e al contempo sa che le modalità di sviluppo della trama non saranno mai banali.

Insomma, chi guarda i video dei The Jackal sul web parte già col sorriso, pronto al “like” automatico e alla condivisione. Una viralità tanto semplice nelle cause quanto complicata da raggiungere per chi vuole ottenere lo stesso risultato.

Emergere dalla massa significa distinguersi partendo dalle implicazioni sociologiche di ciò che si vuole comunicare ed elaborando il concetto in modo coinvolgente e diretto.

E quindi, il film?

Non voglio spoilerare la trama di AFMV per chi ha in programma di andare a vederlo al cinema. Ciò che voglio sottolineare sono le mie impressioni, confermate dal pubblico in sala quel giorno e dalla rete di amici che ha visto il film.

Probabilmente al 90% ne rimarrete delusi. Perché? Perché le attese sono elevate e quando l’asticella di partenza è alta, la delusione è dietro l’angolo.

Intrattenere un pubblico per 3 minuti è cosa ben diversa dal farlo per  90. Difficilmente il ritmo può essere incalzante per tutta la durata del film e la sequenza di battute non può tenere il passo con la trama. Ed è proprio quello che succede in questo caso.

Detto che neanche la trama è delle migliori, poiché si affrontano argomenti già ritriti quali la disoccupazione giovanile e il senso di precarietà a 360° che ciò comporta, anche lo sviluppo dei personaggi è poco strutturato. Al dialogo si sostituiscono battute mutuate dai video sul web, nell’attesa di un decollo del susseguirsi degli avvenimenti che mai avverrà.

In definitiva, si potrebbe considerare l’intero film come una sequenza di clip da web poco collegate, con tempi morti che sviliscono il valore di Ciro Priello e Fabio Balsamo come attori e di Francesco Ebbasta come regista. I camei illustri di Fortunato Cerlino e Salvatore Esposito non tappano le falle della nave. Neanche la brillante e stralunata interpretazione di Roberto Zibetti riesce a correggere la rotta della nave.

A mio modo di vedere, non si tratta di una bocciatura, ma di un rivedersi a settembre. Rimandati, insomma. Il talento indiscutibile dei The Jackal merita una seconda chance, pensando magari a collaborazioni più solide in termini di sceneggiatura e fotografia.

Ragazzi, vi aspettiamo alla prossima produzione!

 

Matteo Magaldi

Digital strategist e blogger

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