Rapunzel – l’intreccio della Torre

Partendo dal presupposto che non sono proprio una sostenitrice dell’unione Disney/Pixar ma un’amante dei film d’animazione tradizionali Disney anche se, più passano gli anni, e più i cartoni animati mi fanno commuovere e “smuovere” il cuore e l’anima molto più di tutti quei “filmoni” drammatici impegnati, Rapunzel, devo ammetterlo, è stata una vera e propria rivelazione.
Escluso il sottotitolo – classico errore di traduzione dei titoli inglesi – inappropriato e, forse, quasi inutile  – “L’intreccio della torre”, traduzione evocativo del titolo originale “Tangled”, ovvero “intrecciata” – il film è la perfetta unione tra il passato – la classica e tradizionale favola Disney  – e il presente – l’apporto digitale delle nuove tecnologie ma, sopratutto, la visione moderna dell’eroina principessa.
Rapunzel è una giovane ragazza quasi maggiorenne che vive in una torre sconosciuta all’interno di un fitto bosco. La sua caratteristica sono i lunghissimi capelli color del sole che attraverso le parole di una canzone si illuminano ed emanano proprietà curative e sieri dell’eterna giovinezza. Ma Rapunzel, in realtà, è la principessa perduta di un meraviglioso regno che, ancora in fasce, è stata rapita da una donna brutta e vecchia, che ora si spaccia per sua madre, tenendola segregata in quella torre proprio per i suoi magici capelli color del sole.
Ma Rapunzel, nel vivo della sua ribellione adolescenziale, ha un sogno nel cassetto e farà di tutto per realizzarlo, anche mettersi contro la sua “presunta” madre.
Ed è proprio sulla figura di Rapunzel che vorrei soffermarvi. Rapunzel è a tutti gli effetti una donna moderna: non più donne che aspettano che il principe azzurro le venga a liberare dall’incantesimo o dal cattivo di turno. Al contrario, Rapunzel si “serve” a tutti gli effetti, di quello che sarà, poi, il suo principe azzurro. Ma non solo:  durante lo svolgimento della storia, sarà quasi sempre Rapunzel a salvare e liberare il suo amato dal resto della combriccola cattiva. I tempi sono cambiati e Rapunzel ne è una piccola dimostrazione anche se, e questa è secondo me l’aspetto più bello di tutto il film d’animazione, non si è persa la tradizione dei canti corali e comici di tutti i film Disney. I brani, tradotti molto bene, sono raffinati, semplici ma piuttosto significativi. Non il solito buonismo e perbenismo ma se, da un lato, si toccano temi importanti o piuttosto forti (oggi più che mai all’ordine del giorno), come la scomparsa/rapimento di giovani figli, allo stesso tempo si cerca di infondere la speranza che il mondo non è così brutto e pericoloso come ci vogliono far credere. Speranza assolutamente fondamentale molto di più per le giovanissime generazioni.
Nota  fortemente positiva è che, molto probabilmente,  mia nipote, meravigliosa compagna di questa visione, crescerà con lo stereotipo di principesse un po’ più forti e sveglie di quelle con cui sono cresciuta io  – vedi Biancaneve, Cenerentola, La Bella Addormentata nel Bosco…

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