Scivolone di Parah Minetti

La scelta di far sfilare Nicole Minetti in costume durante la settimana della moda milanese ha suscitato un certo scalpore, ma la provocazione rischia di trasformarsi in una caduta di stile del marchio Parah. Almeno per quanto riguarda la rete.

La fan page di Parah, del noto social network Facebook, in questi ultimi giorni è stata letteralmente bombardata da centinaia di commenti indignati contro la casa produttrice di costumi da bagno; quantomeno per la scelta “inopportuna”, viste le pendenze penali che ancora gravano sulla consigliera. Gli utenti commentano: “Non mi sento rappresentata da una prostituta, avete fatto una scelta chiara, inutile giustificarsi ora”. E ancora: “Non voglio finanziare certa gente. Già mi costa molto come consigliere regionale”. Le clienti non perdonano assolutamente la caduta di stile.

A scatenare la bufera un post pubblicato da Parah il 19 settembre, una sorta di rivendicazione della scelta, che esordisce dicendo “Si, volevamo la vostra attenzione. A quanto pare la notizia che Nicole Minetti sarà modella durante una sfilata Parah è riuscita ad ottenere la Vostra attenzione. L’attenzione di chi utilizza e ama i nostri prodotti, di chi conosce il nostro marchio e la sua storia, di chi probabilmente non ci conosceva neppure, ma ora sa chi siamo. Ci dispiace aver turbato e fatto arrabbiare qualcuno, soprattutto quando i nostri Clienti e Fan storici, che da sempre seguono Parah, dicono che vogliono abbandonarci”. In sostanza, la Parah domanda: avremmo ottenuto questo successo, senza la Minetti?

Interviene anche Sara Giudice, a suo tempo giovane outsider del Pdl proprio in opposizione alla candidatura della Minetti al Pirellone: “Avrete guadagnato qualche minuto in più di pubblicità ma avete rinunciato a dare un messaggio di speranza alle giovani donne italiane, che studiano fanno sacrifici per qualche centinaia di euro. Avete perso la fiducia di tante donne vere d’Italia”.

La mossa di Parah, reazioni alla mano, potrebbe dunque rivelarsi controproducente, perché sono soprattutto le donne a lamentarsi di una scelta che ritengono poco azzeccata. E a minacciare l’abbandono a favore dei marchi concorrenti. Intanto il brand giustifica la propria scelta e ammette: “Volevamo rompere gli schemi”. Una scelta coraggiosa, d’impatto, che ancora non è chiaro se porterà vantaggi o svantaggi, ma che indubbiamente ha catalizzato l’attenzione sull’azienda produttrice di costumi.

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